Trilobite design Italia by Di Silvestro Gianpaolo
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    • Andrew189
      Jul 05, 2021
      Benvenuto a me
      Presentazione Utenti
      Ciao a tutti, sono Andrea ed ho 32 anni, scrivo da Torino. Non sono mai stato un uomo di scienza a tutto tondo, ma ne sono attratto da sempre. L'altro giorno la calura mi ha spinto in cantina a cercare i ventilatori (si più di uno 😂 ), quando ho sentito un tonfo sordo...guardo per terra; la mia scatola dei fossili! Me n'ero completamente dimenticato di questa passione che coltivavo da giovine, ero in perenne attesa di una collezione che usciva in edicola, di quelle eterne, che se avessi continuato a seguire probabilmente non sarebbe ancora conclusa 🤣 Ad ogni numero usciva un fascicolo con dei campioni di fossili, sinceramente non ho mai capito se fossero autentici oppure no, e di alcuni ho perso anche l'etichetta...magari potreste aiutarmi voi? Ho rispolverato la collezione, e mi sono dedicato a letture su quelle creature che conservavo, ritrovando il senso, forse non colto appieno a suo tempo, che mi faceva trovare allora e adesso così affascinante la materia: mondi sconosciuti perduti nel tempo, creature pazzesche che sfidano la fantasia, le loro tracce proprio davanti a me. Mi sono iscritto in questo forum per saperne di più, per vedere dei fossili veri e per seguire le vostre vicissitudini. Magari nel frattempo potete consigliarmi un libro non troppo tecnico ma discorsivo e interessante? Grazie per questo bell'angolo di web, ci si legge presto!
      2 comments2
      1
    • EBo
      May 24, 2021
      Trattamento d'Immagine XXIII: Diffusori e risultati
      Microscopia e Ottica
      La creazione di una sorgente di luce che possa essere distribuita nella maniera la più omogenea possibile intorno al soggetto che vogliamo fotografare, è un passaggio obbligatorio e soggetto di ricerche e personalizzazioni le più estreme. Esiste praticamente un diffusore per ogni macro-fotografo 😊, con l’utilizzo, come si è già scritto in precedenza queste pagine, di innumerevoli stratagemmi e strumenti, che spaziano dal tovagliolo bianco, alla carta per stampante e disegno grafico, barattoli di yogurt, palline da ping-pong sezionate a metà, fogli di plastica semitrasparente… (li ho provati tutti). Lo scopo è di eliminare i riflessi non desiderati, ed ottenere una diffusione ottimale, non unidirezionale, senza ombre, e senza contrasti particolari. In questa corta pagina illustro semplicemente i risultati che si ottengono utilizzando come soggetto da fotografare dei cristalli di quarzo provenienti da una sabbia eocenica francese. Alcuni sono arrotondati dall’erosione meccanica avvenuta durante il lungo trasporto, altri presentano angoli ancora vivi e superfici piane, indice di una roccia madre prossima al luogo dove è avvenuta la sedimentazione. Lo scopo è di mettere in evidenza come l’utilizzo di differenti diffusori permetta di eliminare parzialmente, o completamente, la luce unidirezionale. Questo talvolta a scapito di un “appiattimento” dell’immagine stessa, ma è quello che in generale si cerca, nonostante che in particolari situazioni, l’accentuazione del rilievo (e quindi la presenza di luce incidente e unidirezionale) permetta di mettere in evidenza strutture particolari, specialmente se si fotografano microfossili o soggetti che possiedono una superficie particolare, con la presenza di nodi, pustole, canali, creste, rilievi… L’utilizzo di un diffusore implica una minore trasmissione di luce proveniente dalla sorgente, perdita che varia in funzione del media che si utilizza, lo spessore, la struttura interna del diffusore. Questo richiederà quindi tempi di acquisizione più lunghi e, di conseguenza, anche essere soggetti a micro-vibrazioni ambientali che potrebbero compromettere la qualità della foto. Le fotografie sono state acquisite con una camera SONY A7R II, mirrorless, con obiettivo Mitutoyo 2.5x (portato a 4.7x), salvate in formato .ARW 16bit . Solo un bilanciamento del contrasto è stato effettuato sulle immagini. La prima foto mostra il risultato dell’acquisizione dei grani di quarzo, senza l’utilizzo di alcun diffusore. Sono visibili i riflessi di luce sulla superficie dei singoli grani, provenienti dai due rispettivi pannelli; siamo in presenza di due evidenti sorgenti di luce che illuminano i soggetti con una netta direzione. La sorgente di luce è data da due pannelli LED da 20W. Il tempo di posa richiesto per acquisire il set di foto (stack di 180 immagini) ammonta a 1/60” . Impiegando un diffusore composto da un foglio di plastica trasparente (proveniente da una bottiglia di aranciata...) ed un foglio di carta da stampante bianco (90gr/m²), si può già osservare come il risultato sia più “morbido”, l’immagine più “arrotondata”, nonostante che alcune superfici, soprattutto quelle più piatte, siano ancora origine di punti luminosi e riflessi che saturano sul bianco. È ancora parzialmente percepibile la posizione delle due sorgenti luminose. La presenza di un ostacolo blocca una certa percentuale di luce, che richiede un tempo di posa più lungo, in questo caso si sale a 1/25” L’utilizzo di un doppio diffusore (avente sempre le stesse caratteristiche del precedente), in alcuni contesti permette di distribuire ancor meglio la luce, trasformando l’intercapedine interna alle due pareti, in una virtuale sorgente di luce stessa. In questo caso si distinguono poco le differenze tra l’immagine di seguito ottenuta e quelle precedente (lo spazio tra le due pareti dei diffusori è troppo grande). A parità di tempi di posa (sempre 1/25” ), i cristalli riflettono meno la luce, anche se si riconosce sempre la posizione delle due sorgenti di luce. In questo test ho utilizzato un “mini-diffusore” stampato con stampante 3D, che possiede doppia parete interna, e che è stato creato per poter acquisire soggetti sub-millimetrici (foraminiferi, radiolari, microfossili in generale) senza occupare troppo spazio sul piano di lavoro. Il foro superiore è calibrato per poter accogliere differenti tipi di obiettivi. In virtu’ di quanto scritto precedentemente, la doppia parete si comporta da sorgente di luce, ed in questo caso effettivamente i soggetti risultano essere illuminati in maniera assai omogenea. A scapito di una buona distribuzione della luce intorno ai soggetti, si è in presenza, comunque, di una certa perdita di luce, richiedendo un tempo di posa di 1/40” . Questo tipo di diffusore ovviamente non trova applicazione in soggetti che eccedono i 5 millimetri di dimensione, e che sono inglobati in una matrice. Infine, si giunge alla “Ferrari” dei diffusori creato dalla OGGLAB ed in fase di test.. In questo caso, la sorgente di luce è posizionata sulle pareti interne di un cilindro e separate dal soggetto che si vuole fotografare da un diffusore in PETG, ne ho parlato in dettaglio qui: https://enrico-bonino.eu/cylindric-led-lighting-system/ La luce diffusa in quest’ultimo caso è ottimale, e non si osservano riflessi né da dove la luce prende origine (normale, essendo una sorgente posta a 360°). L’impiego di un “cappello” in plastica bianca opaca, che copre come un coperchio la fornace nucleare, permette diffondere la luce anche dall’alto e migliorarne le prestazioni. Last but not least , e non di secondaria importanza, è che il tempo di posa schizza a 1/250” , premettendo di elidere eventuali micro-vibrazioni presenti nella fase di scatto. Una versione aggiornata di questo sistema di acquisizione è tutt’ora in corso ed ulteriori test verranno presto pubblicati su queste pagine. Happy stacking! www.enrico-bonino.eu
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    • EBo
      May 22, 2021
      Trattamento d'Immagine XXII: Prima e Dopo
      Microscopia e Ottica
      Quanto il trattamento di un'immagine può incidere sul risultato finale? Che cosa si riesce a mettere in evidenza "in più" rispetto al file di origine, cosi' come lo si ottiene dopo il processo di compilazione (stacking)? In questo breve post mostrero' il "prima e dopo", partendo da come si presenta il file in formato .DNG a 16bit, sino all'output finale in formato .PSD (Photoshop) e .PNG (per essere digerito dai vari social, Facebook, in primis), un poco come si mostrano i vari passaggi di preparazione di un trilobite, per liberarlo dalla sua matrice. Nell'esempio, propongo un coleottero Scirtidae , comunemente in inglese chiamato marsh beetle , poiché le larve sono associate ad ambienti in cui è presente acqua stagnante. L'esemplare proviene dalla cava di Yantarny, presso Kaliningrad in Russia, nota per aver dato alla luce numerose faune conservate preziosamente dentro l'ambra. Ambra del Baltico, datata al Priaboniano-Bartoniano (Eocene superiore). Il file è stato esportato da Helicon Focus dopo la compilazione di 178 fotogrammi in formato .ARW a 16bit, acquisiti a 1/250", con un obiettivo Mitutoyo 2.5x e sistema di illuminazione a LED circolare sviluppato dalla OGGLAB. L'ambra è immersa in glicerina per eliminare tutte le deformazioni che la superficie esterna possiede, cosi' come eventuali fratture e graffi superficiali. Il primo passo è la correzione dei colori, il bilanciamento dei colori chiari e scuri, rotazione dell'immagine (se necessario) e ritaglio (crop). Sotto l'immagine a sinistra come viene salvata dal software di compliazione, ed a destra dopo rotazione, e ritaglio. È importante che la composizione dell'immagine segua una certa " regola d'oro ", che venga rispettato una sorta di bilanciamento, equilibrio, nel complesso che si vuole rappresentare. Linee di fuga, soggetti che occupano spazi simmetrici, chiazze di colore… il tutto deve fare parte di un insieme il più gradevole alla vista possibile; ovviamente questo non sempre è possibile, nonostante le ambre si prestino volentieri a questo “gioco”. In particolare, per i miei soggetti, non voglio solo illustrare un’immagine che possa risultare essere interessante da un punto di vista scientifico, ma deve anche attirare l’attenzione, ispirare, incuriosire, piacere [ ci riesco? boh? ] Dopo queste prime operazioni essenziali, segue l'eliminazione del rumore di fondo, del noise , che si osserva in particolare in corrispondenza di superfici omogenee. Il filtraggio lo si effettua con filtri creati appositamente per questo scopo (io utilizzo DeNoise della Topaz ). Il noise è molto più marcato tantopiù si lavora con valori di ISO elevati, è consigliato quindi sempre fotografare con valori il più basso possibile ( 100 ISO sono lo standard). Nell’immagine seguente, a sinistra un settore dell’immagine in cui si può osservare la grana presente, mentre a destra la medesima immagine in cui il rumore è stato rimosso tramite filtraggio. Altra operazione è la rimozione di soggetti che possono distrarre, che “sporcano” l’immagine, come fratture interne, bolle, impurità, setole… è importante ovviamente non alterare nulla che faccia parte dell’insetto (o del soggetto) che si fotografa. Setole, zampe, occhi, l’insieme dell’organismo deve risultare inalterato e solo eventuali difetti (dovuti spesso in parte all’algoritmo di compilazione delle immagini) possono essere rimossi. Non ritorno sugli strumenti disponibili sui programmi di trattamento di immagine, illustrati in un mio post precedente ( QUI ). Infine, un filtro che permetta di aumentare la nitidezza dell’immagine (se necessario), viene applicato. Anche in questo caso utilizzo un software, SharpenAI della Topaz. A sinistra sempre l'immagine di origine, inalterata, ed a destra dopo la correzione dei colori, l'eliminazione del noise e l'applicazione del filtro di sharpening. Il risultato finale, dopo aver aggiunto la barra per la scala, la firma e la cornice “per fare bello” è visibile qui sotto. Happy stacking! www.enrico-bonino.eu
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    Andrew189
    Jun 29, 2021

    Benvenuto a me

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    EBo
    May 24, 2021

    Trattamento d'Immagine XXIII: Diffusori e risultati

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    EBo
    May 22, 2021

    Trattamento d'Immagine XXII: Prima e Dopo