Ho avuto modo di vedere questo video di Levon Biss sulla macrofotografia di coleotteri.
Impressionante il risultato ottenuto!
Qualcuno degli specialisti che è presente sul forum, mi sa dire che tipo di configurazione è stata utilizzata per combinare le ottiche?

A prescindere dalle reflex, attaccato al corpo macchina che cosa troviamo?
Alla fine c'è un oculare di microscopio (suppongo), che caratteristiche possiede?
Che anelli di adattamento ha utilizzato per collegarlo all'obbiettivo?
L'obbiettivo tra il corpo macchina e l'anello adattatore per l'oculare è un macro normale con un set di prolunga? Che caratteristiche possiede?


Le foto sono state poi compilate in uno stack e fuse per ottenere un risultato incredibile che potete sfogliare su google book per avere un'idea:

Un grazie a chi potrà chiarire le questioni poste sopra.
aspettiamo la risposta di Guido
Conosco bene l'articolo e la tecnica usata, la parte ottica è banale, mentre la meccanica è molto curata. Per ottenere immagini macro molto spinte le tecniche sono diverse e spesso equivalenti come risoltati in termini di risoluzione, l'autore delle immagini utilizza un teleobiettivo (non serve macro ma con una lunghezza focale abbastanza elevata, 135-200mm) con un'ottica da microscopia posta davanti, nel caso un'ottica alla fluorite di buona qualità e basso ingrandimento, di norma non si va oltre i 10-20x. Il vero scoglio da superare è la meccanica, deve essere molto rigida e permettere dei movimenti sui tre assi, l'alta risoluzione si ottiene con un mosaico di immagini ognuna delle quali riprende solo una piccola parte del soggetto, quindi per ogni immagine che compone il piano x-y ci sono anche le immagini necessarie per lo stack obbligatorio per avere la profondità di campo. Il tutto, se non si vuole impazzire nel tener conto di cosa si sta facendo, gestito da un microcontrollore che movimenta 3 motori passo passo. L'illuminazione è la terza componente da curare, qui la scelta è infinita.
Per le varie connessioni servono degli anelli con filettature da scegliere in base alle ottiche utilizzate, quelle da microscopia hanno uno standard (RMS) mente per le ottiche ogni modello può avere un diametro diverso.
Una buona soluzione, molto robusta e già predisposta per quest'uso potrebbe essere la modifica di un microscopio vintage di buon livello, ad esempio il leitz Orthoplan è semplice da modificare è ha una meccanica che supera qualsiasi concorrente attuale.
La scelta dell'attrezzatura ovviamente risente anche del budget a disposizione, in questi campi non ci sono limiti, nel caso dell'autore delle macro degli insetti siamo su cifre abbordabili.
Prima di tutto però è determinante sapere che uso si vuol fare delle immagini, nel caso di stampe con dimensioni più umane si può semplificare di molto.
Grazie della risposta guido
Grazie Guido per la risposta.
Di base, sto cercando di trovare un sistema di acquisizione che possa migliorare le immagini che attualmente posso acquisire con il mio stereo-microscopio. Come discusso qualche tempo fa qui https://www.trilobiti.com/forum/microscopia-e-ottica/problema-fotografia-sotto-stereomicroscopio non sono soddisfatto di come le immagini sono acquisite dalla mia camera ed attraverso lo stereo-microscopio.
Forse mi aspetto troppo dalla combinazione attuale.
Il fine settimana scorso ho acquisito un set di immagini di un verme paleoscolecide dell'Ordoviciano superiore della lower Ktaoua Formation del Marocco. Se con la macro della camera su treppiede problemi principali non ne ho avuti:
l'acquisizione di immagini via microscopio e con la medesima camera collegata all'uscita apposita mi ha dato un risultato che non trovo soddisfacente:
Il dettaglio mostra i set di micropiastre che si trovano sulla superficie del verme in questione (un probabile Gamascolex vanroyi) acquisite al fuoco diretto a 40x. L'immagine è la combinazione di 18 fotogrammi di cui ho fatto un stack e fusione al fine di ottenere un'immagine la più a fuoco possibile, ma non mi gusta. La trovo impastata, non netta...
Desiderio sarebbe di poter avere un dettaglio ed una nitidezza maggiore.
Ora mi chiedo, dipende dalle ottiche del microscopio/fotocamera? Del fatto che la messa a fuoco è effettuata manualmente? Della qualità delle ottiche? O semplicemente ho raggiunto il massimo che uno stereo-microscopio (questo stereo-microscopio) puo' dare?
Non mi ricordo che microscopio usi e che fotocamera.
La fotocamera è una Nikon D3300, lo stereo-microscopio un cinese Neoc, le cui ottiche sono assai valide, sebbene non si tratti di modelli top di gamma.
La mia impressione è che la mancanza di nitidezza sia causata da micromosso, il raccordo fotografico è molto lungo e di piccolo diametro e, ad alti ingrandimenti, potrebbe vibrare durante lo scatto, presumo che la reflex abbia lo specchio alzato durante la ripresa.
La fonte luminosa dovrebbe essere potente quanto basta per permettere tempi di scatto brevi, indicativamente da 1/500 di secondo in su, oppure molto lunghi in modo che la proporzione tra il periodo con vibrazione (iniziale a causa dell'apertura della tendina) e quello "piatto" sia nettamente a favore di quest'ultimo, a spanne da 1s. o più, io preferisco nettamente i tempi brevi, eventualmente con un flash.
Lo spostamento manuale per la serie di immagini necessarie allo stack non dovrebbe influire più di tanto, io faccio quasi sempre manualmente anche serie di oltre 100 scatti senza grossi problemi, importante è che ci sia un po' di savrapposizione dei piani a fuoco.
Purtroppo anche lo stereo (tutti a prescindere dalla qualità) non è il massimo per gli stacks, la ripresa avviene da un solo canale che per forze di cose è inclinato e non in asse con la verticale della messa a fuoco, questo implica una complicazione che il programma per lo stack non sempre riesce a gestire adeguatamente.
Per risultati ottimani di norma si usa il macroscopio che non è alttro che un microscopio biologico a bassi ingrandimenti con visione binoculare ma non stereoscopica.
Con questi accorgimenti si arriva ai limiti del sistema.